Cultura
La sede MIM di Roma, in largo dei Lombardi, prospiciente l'Augusteo si trova al centro di quel triangolo d'oro racchiuso nel tridente di piazza del Popolo, tra via Margutta e via Ripetta, dove si concentravano gli studi dei più interessanti nuovi artisti romani, per questo il collegamento col mondo artistico romano è subito naturale.
MIM credeva in una stretta relazione tra design e arti visive, non solo tecniche e produzione ma attenzione alla cultura perché si riteneva che il buon design facesse parte di un processo di educazione degli individui, inoltre il contatto e lo scambio con gli artisti contemporanei avrebbe contribuito ad elevare la qualità della produzione di una struttura che si occupava di bellezza. Lo stesso Parisi, uomo dotato di originalità ed autonomia di pensiero fuori dagli schemi, era un artista prima che designer, la sua ricerca si ispirava ad un principio di integrazione tra le arti.
Questa attenzione ai diversi settori della cultura porta l'azienda ad entrare in contatto con gli intellettuali più interessanti del periodo, in particolare, con Leonardo Sinisgalli che scriverà nel 1960 una elegante presentazione al primo catalogo organico della MIM, e più tardi creerà e dirigerà per loro la rivista letteraria «La botte e il violino», che uscirà in otto numeri dal 1964 al 1966, il cui sottotitolo recita: "repertorio bimestrale di design e disegno". Collaborano alla realizzazione della rivista giornalisti e poeti come Gillo Dorfles, Giulio Carlo Argan, Mario Praz, Sergio Solmi, Enrico Crispolti, Libero De Libero, Alfonso Gatto, Raffaele Carrieri affiancati da artisti, designer, architetti, tra cui Franco Gentilini, Orfeo Tamburi, Corrado Cagli, Alberto Savinio. Leonardo Sinisgalli accompagnerà per alcuni anni lo sviluppo della MIM occupandosi, tra le altre cose, della formazione culturale del personale.
L'azienda darà anche sostegno a intellettuali allora giovani, quali Paolo Portoghesi e Renato De Fusco, che, oltre a collaborare con la rivista, presenteranno i loro lavori nelle sedi MIM, editi a volte dalla stessa MIM.
Anche la produzione di brochure e di cataloghi era attenta alla qualità grafica mentre nelle pubblicità si utilizzavano giovani artisti quali Sandro Conti per quelle grafiche, o Pino Pascali per le pubblicità televisive.
MIM, nelle sue diverse sedi, darà ospitalità a giovani artisti, pittori e scultori, in particolare dell'avanguardia romana, tra gli altri Giuseppe Capogrossi e Nino Franchina che produrrà una scultura in legno e metallo realizzata da MIM in una serie limitata, distribuita in omaggio ad un selezionato elenco di persone, vengono così organizzate una serie di mostre al ritmo di due ogni anno i cui temi spaziano su argomenti tra loro diversi ma sempre attinenti al bello.
La prima è una esposizione di alcune tele di Matisse e di Moore e di oggetti di arte popolare peruviana allestita nella sede di largo dei Lombardi a Roma il 16 marzo del 1960, facenti parte della collezione di Gaspero Del Corso, attento ed intuitivo scopritore di talenti (fu il primo a esporre Burri) e titolare della galleria l'Obelisco di via Sistina, e da lui prestate. L'invito, nel consueto formato quadrato, era arricchito da un disegno di Franco Gentilini che interpreta il mobile da sala da pranzo Taormina.
A Napoli nel giugno del 1961 si tiene la «Mostra di pezzi unici dell'artigianato italiano ambientati in esempi di arredamento», è una mostra di alcuni artisti italiani che realizzano oggetti per la casa in vari materiali e in unico esemplare, già dal sottotitolo si capisce il senso dell'esposizione: all'interno della normale esposizione dei prodotti del marchio si sostituiscono le normali suppellettili di comodo con vere e proprie opere d'arte, organizzate organicamente in una esposizione; questa era una abitudine abbastanza usuale nei negozi MIM e anche in altri tipi di esercizi commerciali del periodo che erano usi appendere alle pareti, o usare per decorare in modo stabile, opere di artisti contemporanei. In questo caso però le si dà veste di esposizione e si costruisce un "evento".
Nel 1962 saranno quattro le mostre organizzate e presentate nelle varie sedi, la prima, a cavallo tra il dicembre 1961 e il gennaio dell'anno successivo riguarderà le «Ceramiche di Costanza», Costanza Mennyey ceramista e moglie di Giuseppe Capogrossi, anche qui spiritosi piccoli oggetti a fare da corredo agli oggetti di arredamento, il catalogo ha una affettuosa introduzione di Leonardo Sinisgalli.
Il secondo appuntamento del 1962 è il resoconto del viaggio a New York compiuto da Sinisgalli nel novembre del 1961. Nella sede di largo dei Lombardi vengono esposti, tra i mobili e le librerie della MIM, dei grandi ingrandimenti fotografici del taccuino di viaggio del poeta, nel catalogo ci sono schizzi e veri e propri articoli in cui si parla del Seagram Building di Mies van der Rohe, della mostra «Art of Assemblage» tenuta al MoMA, e quella di Rothko.
Nel 1962 altri due appuntamenti: un giovane Renato De Fusco presenta a Napoli un suo studio storico su una strada della città partenopea, la via Costantinopoli, e Bruno Munari che, a Roma, Napoli e Bologna presenta il suo volume «La scoperta del quadrato», le mostre sono accompagnate da opuscoli realizzati dall'ufficio grafico della MIM e stampati dall'ufficio pubbliche relazioni, sulle loro pagine sono sintetizzati gli argomenti trattati nei volumi presentati dagli autori.
All'inizio del 1963 nella mostra «Ikebana fiori viventi» vengono presentati i lavori dell'artista Jenny Banti Pereira che diventerà una delle massime esperte internazionali di quest'arte. Nel maggio di quello stesso anno, in collaborazione con l'ambasciata americana, si apre la mostra «Giovani architetti americani» curata da Mario Brunati e Alessandro Mendini nella quale sono presentati alcuni architetti emergenti d'oltreoceano tra i quali John Johansen, Paul Rudolph e l'italiano Paolo Soleri.
Nel 1966 nelle cinque sedi di Roma, Milano, Bologna, Napoli e Bruxelles viene presentato, con una mostra fotografica, l'importante contributo alla conoscenza del barocco il volume di Paolo Portoghesi «Roma Barocca».
Infine, nel 1983, per la presentazione del nuovo sistema per ufficio Eulero, che vuole rivoluzionare il concetto di spazio per il lavoro, viene organizzata a Roma una performance chiamata «Robot Sentimentale», a cura di Alessandro Mendini e della cooperativa AAM, per l'occasione gli stabilimenti MIM realizzeranno una replica dell'iconica poltrona Proust.