Storia
GLI INIZI
Era l'ottobre del 1958 quando il ventottenne Ennio Fazioli apre in largo dei Lombardi a Roma il primo showroom della nuova azienda, la MIM, e può finalmente dimenticare i mobili realizzati fino ad allora dalla Industria Mobili Fazioli; la vecchia produzione viene drasticamente abbandonata e ci si lancia in una totalmente nuova, quei mobili, cioè, che si cominciava allora a chiamare di design, termine ancora sconosciuto ai più, tanto che veniva pronunciato come era scritto. L'elegante allestimento del negozio è progettato da Ico Parisi che firma anche la nuova collezione.
In quel periodo «Domus» introduce in Italia il mobile scandinavo di cui venivano esaltate le virtù: la semplicità, la praticità, l'onestà. Gli italiani assimilano quel linguaggio che ha il merito di svecchiarne il gusto. È un modo "nuovo" di fare mobili, che poi è un modo nuovo di abitare in una casa nuova: moderna, comoda e razionale. Lo stesso Fazioli è affascinato da questa novità ma non ne è convito appieno, si rende conto che quel tipo di approccio pur moderno e all'avanguardia, così com'è è adatto ai climi e alle società dei paesi da cui viene, Svezia, Finlandia e Danimarca, nelle nostre case e alle nostre latitudini non sembra adatto.
A questo punto l'attenzione di Fazioli si rivolge al Nord e va direttamente da Ponti alla redazione di «Domus» a Milano, il direttore lo riceve inizialmente con diffidenza. Ponti apprezza però l'entusiasmo di questo giovane imprenditore e lo indirizza ad un eclettico designer comasco, Ico Parisi, i due si incontrano nel giugno del 1957, si accordano e Parisi inizia ad abbozzare una serie di mobili e manda i disegni preliminari a Roma dove vengono ingegnerizzati da Fazioli e tradotti in esecutivi. I nuovi prodotti sono sviluppati separatamente dalla produzione corrente, per realizzare i prototipi si utilizza un laboratorio dove vengono impiegati due operai con alcuni macchinari: le produzioni erano così diverse che non potevano coesistere.
LA NUOVA AZIENDA, LA MIM
Nasce così una nuova azienda che si chiamerà Mobili Italiani Moderni, a sottolineare la volontà di coniugare la modernità con il gusto e l'eleganza italiane.
Il periodo che va dall'incontro con Parisi alla creazione della nuova società dura appena un anno, è una fase di sperimentazione, viene realizzata la collezione, si testano le nuove tecnologie. A metà del 1958 viene chiusa la vecchia società e la MIM prende il suo posto.
Ad ottobre di quell'anno si inaugura il nuovo showroom in largo dei Lombardi, dove vengono presentati i mobili del catalogo insieme ad altri mobili prodotti da altre ditte, l'impressione che si ricava dalla prima collezione MIM è che sembra finita l'epoca dello stile scandinavo la cui essenzialità poco si sposava con il gusto e con la casa italiani e mal interpretava la nuova sicurezza acquisita dal paese alla fine degli anni Cinquanta.
L'impostazione del nuovo showroom esprime il nuovo corso che Fazioli vuole dare all'iniziativa: è elegante, moderno e raffinato, la sistemazione dei mobili esposti è incorniciata da studiate boiserie in legno e arricchita da opere di artisti come Novelli e Fontana, il lavoro di Parisi, personaggio dal pensiero autonomo e fuori dagli schemi, è in perfetta sintonia con la MIM intenzionata a lavorare con una idea di produzione industriale che oltre ad essere innovativa sia anche attenta ad un percorso di integrazione tra le arti.
Anche per questo il locale è situato non a caso al centro di quel triangolo d'oro racchiuso nel "Tridente" di piazza del Popolo, tra via di Ripetta e via del Babuino, pieno di spazi e iniziative legate all'arte che attiravano l'interesse anche di personaggi d'oltre oceano. In questo senso il collegamento con il vivace ambiente culturale romano avviene da subito, la sede di largo dei Lombardi, prospiciente l'Augusteo, a pochi passi da via Margutta diventerà punto di incontro per gli artisti e gli intellettuali romani non solo durante le occasioni formali delle mostre artistiche organizzate nei locali MIM, ma anche per incontri spontanei e informali.
Il primo evento organizzato dalla nuova società fu proprio l'inaugurazione dello showroom nell'ottobre del 1958. Partecipano diverse personalità, esponenti del mondo a cui la produzione si rivolgeva, attrici ed attori, personaggi della neonata televisione, Ubaldo Lay e Nicoletta Orsomando, uomini politici, il poeta Ungaretti insieme a Rafael Alberti, artisti come Nino Franchina, Massimo Campigli e Franco Gentilini, esponenti della nuova cultura emergente quali Bruno Zevi, allora docente a Venezia e direttore de «L'Architettura. Cronache e storia» e André Bloch, allora direttore di «L'Architecture d'Aujourd'hui».
LA PRIMA COLLEZIONE
La nuova produzione nel 1959 viene pubblicata su «Domus», in un articolo intitolato «Da Roma, mobili di serie», il tema della "serie" era caro alla rivista fin dal dopoguerra e perfettamente in linea con i tempi che stavano cominciando a rifiutare l'impostazione tradizionale della produzione mobiliera, organizzata per ambienti coordinati. Si afferma infatti in quegli anni il "mobile singolo", pezzo unico o anche inserito in una linea produttiva omogenea con diverse varianti, da coordinare ad altri mobili affini per gusto, questo consentiva una maggiore libertà di scelta e una migliore personalizzazione degli spazi. La collezione comprende quindi mobili simili per stile ma indipendenti tra loro: librerie, tavoli, contenitori, sedie, letti, scrivanie, tavolini bassi e attaccapanni. Nell'articolo i mobili sono definiti di linea italiana, molto ben eseguiti e solidi, tutti smontabili per la spedizione e facili da montare.
Sono anni di crescita tumultuosa e anche la MIM cresce, entra in contatto con Bruno Munari che inventerà il nuovo, modernissimo, marchio, inizia una collaborazione con Leonardo Sinisgalli, ingegnere e poeta, che dirigerà per MIM la rivista La botte e il violino, si inizia a strutturare una rete di filiali, la prima a Napoli, poi Bologna su disegno di Munari.
Il rapporto con Parisi si scioglie e inizia la collaborazione con altri progettisti di ambito romano, Renato Venturi, Giuseppe Zammerini e Luigi Pellegrin, e anche di estrazione settentrionale come Gregotti e Scarpa.
La produzione cresce e viene realizzato un nuovo stabilimento da 10.000 mq. progettato da Luigi Pellegrin che firma anche l'ampliamento dello showroom di largo dei Lombardi a Roma.
L'ESPANSIONE
In questa fase di espansione, nella seconda metà degli anni Sessanta, diventa chiaro che rimanere a Roma rischiava di isolare la MIM impedendo uno sviluppo ulteriore perché, dice Fazioli, partire da Roma per vendere al nord era andare contro corrente; viene così avviato un processo di trasferimento a Milano dove viene aperta una filiale alla Torre Velasca su progetto sempre di Pellegrin, e all'inaugurazione verrà presentata la serie di sedute Vignola disegnate dallo stesso Pellegrin, lo spostamento a Milano porrà le basi per il salto verso l'Europa con l'apertura della sede di Bruxelles prima e di Parigi poi.
A Milano si allacciano rapporti con Marco Zanuso che disegnerà una linea di mobili per ufficio.
I centri di vendita saranno quattordici nel 1967, tra i quali, oltre ai due di Roma, ci saranno centri MIM a Bruxelles, Milano, Bologna, Napoli, Catania, Ferrara, Modena, Bari, Pisa.
Questo sforzo di crescita si completa negli anni Settanta con lo spostamento di gran parte della produzione al nord, dopo l'acquisizione della Viotto di Pordenone e della SIAM di Settimo Torinese, l'obiettivo era quello di poter disporre di un volume produttivo adeguato decongestionando lo stabilimento di Roma.
Alla metà degli anni Settanta la MIM aveva raggiunto il massimo delle potenzialità in termini di articolato industriale e differenziazione di produzione, i tre stabilimenti, Sacile per il legno, Torino per i metalli e Roma per le produzioni speciali e su misura, le consentivano di affrontare il mercato nazionale e internazionale con una struttura in grado di soddisfare tutte le possibili richieste delle diverse committenze, da questo momento affiancherà alla produzione di serie per la vendita sempre maggiori commesse su progetto realizzate con la formula "chiavi in mano" utilizzando sia i mobili di serie che prodotti studiati per le diverse occasioni.
LE GRANDI FORNITURE
L'azienda si orienta a questo punto verso il mercato delle grandi forniture specializzandosi nel settore ufficio proponendo linee complete di arredi e sedute, è tra le prime in Italia a fornire sedute montate su barre
longitudinali, pareti attrezzate, finiture di grandi ambienti su progetto. Il settore ufficio diventa preminente e caratterizzane per la MIM che però non abbandonerà il settore casa.
In effetti l'attenzione verso le forniture ad enti era sempre stata presente alla dirigenza, per la possibilità dei grandi volumi di vendite che consentiva, già nel 1965 vengono attrezzati con la serie Parioli le aule e gli uffici del Politecnico di Napoli, e nell'anno successivo si arredano vari uffici della comunità europea.
In un catalogo in cui sono presenti mobili sia per la casa che per l'ufficio sono presenti le prime pareti attrezzate.
Nel 1967 si realizzano le prime grandi forniture dedicate "chiavi in mano", e sono il Centro direzionale Alitalia e la sede dell'IMI a Roma, arredate e con tavoli riunione e scrivanie derivate dai pezzi di Parisi e Venturi e con la serie Parioli che diventa un sistema completo con poltroncine e poltrone direzionali, oltre a poltrone da sale conferenze montate su barre e attrezzate.
Dalla SIAM uscirà la serie Linear, una delle prime scrivanie con piede centrale, che sarà premiata nel 1972 col premio SMAU.
Marco Zanuso disegnerà per la MIM la serie Cartesio.
L'elenco delle grandi forniture è notevole, sia in Italia che all'estero: a Bruxelles si arredano vari uffici della comunità europea, a Roma la sede Intersind, l'Italsiel e il nuovo Ministero delle PP. TT., per arrivare, alle soglie del 2000, con l'allestimento del nuovo aeroporto di Malpensa firmato da Sottsass.