All'inizio degli anni Cinquanta la rivista «Domus» con i suoi articoli introduce in Italia il mobile scandinavo di cui venivano esaltate le virtù: la semplicità, la praticità, l'onestà. Gli italiani assimilano quel linguaggio che ha il merito di svecchiare il gusto. È un modo "nuovo" di fare mobili, che poi è un modo nuovo di abitare in una casa nuova, moderna, comoda e razionale. Lo stesso Fazioli è affascinato da questa novità ma non ne è convito appieno, quell'approccio è moderno e all'avanguardia, ma è adatto ai climi e alle società dei paesi da cui viene, Svezia, Finlandia e Danimarca, nelle nostre case e alle nostre latitudini non sembra adatto.
E quindi coniugare la modernità con l'eleganza italiana!
Nell'ottobre del 1958 il ventottenne Ennio Fazioli fonda la nuova azienda, la MIM, con cui produrre quei mobili cioè che si cominciava allora a chiamare di design, termine ancora nuovo e sconosciuto ai più, tanto che veniva pronunciato come era scritto.
La nuova iniziativa è subito appoggiata da Bruno Zevi, allora docente a Venezia e direttore di «L'architettura, cronache e storia».
Per sviluppare il nuovo progetto Ennio Fazioli aveva incontrato Gio' Ponti a Milano che gli presenta Ico Parisi, uno dei più affermati designer del momento, con cui si accorda per realizzare una nuova collezione che viene ideata e realizzata in pochi mesi nel 1958. Ad ottobre apre in largo dei Lombardi a Roma il primo showroom della nuova azienda e viene presentata al pubblico la nuova collezione. L'elegante allestimento del negozio è progettato da Ico Parisi che firma anche la neonata collezione.
La collezione comprende mobili simili per stile ma indipendenti tra loro: librerie, tavoli, mobili contenitore, sedie, letti, scrivanie, tavolini bassi. Nel 1960 viene realizzato un catalogo organico con la introduzione di Leonardo Sinisgalli. Bruno Munari disegna il nuovo, modernissimo, marchio. Inizia un rapporto con la comunità degli artisti romani, si progettano le prime mostre. La collezione è formata principalmente da pezzi ideati da Parisi, ma gradualmente si affiancano a questi una serie di oggetti disegnati da altri: due poltroncine dallo stesso Ennio Fazioli e poi da altri architetti, questa volta di area romana, quali Giuseppe Zammerin che disegna tre raffinatissime sedute e Renato Venturi con una sedia lineare e un tavolino.
Avviata la produzione si prende contatto con altri autori di primo livello quali Bruno Munari, Carlo Scarpa, Vittorio Gregotti. Di Scarpa entra in catalogo una importante sedia in legno e pelle, mentre Gregotti disegna una seduta in legno curvato. Fazioli introduce la poltrona da ufficio Parioli, che avrà un successo enorme e una lunga vita in molteplici versioni. Si comincia a guardare al mondo delle forniture istituzionali.
Viene strutturata anche una robusta rete di vendita. Aprono gli uffici di Roma in via dei Lucchesi. La prima filiale è Napoli, poi apre la filiale di Bologna in via Marconi su progetto di Bruno Munari. Nelle filiali, parallelamente alla vendita, comincia una intensa attività culturale basata sulla organizzazione di mostre d'arte: «Viaggio a New York», di Sinisgalli, «Giovani architetti americani», di Mendini, «La scoperta del quadrato», di Munari.
Viene costruito un nuovo stabilimento su progetto di Luigi Pellegrin che firma anche l'ampliamento del negozio di largo dei Lombardi a Roma Si inaugura lo showroom di Milano alla Torre Velasca sempre progettato da Pellegrin.
Apre a Bruxelles lo showroom di caussée Charleroi su progetto di Ennio Fazioli.
Pellegrin oltre a firmare l'ampliamento del negozio di largo dei Lombardi a Roma e lo showroom di Milano alla Torre Velasca disegna anche una serie di sedute denominate Vignola che vengono presentate all'inaugurazione del locale milanese.
Apre a Milano il negozio di via Durini su progetto di Ennio Fazioli. Sempre di Fazioli è il progetto della filiale di Parigi. Le due filiali trasformano completamente l'aspetto dei preesistenti locali razionalizzando le facciate degli edifici che li ospitano e dando lustro alle strade su cui affacciano.
È intenso il rapporto con gli intellettuali romani, favorito dalla posizione privilegiata del negozio di largo dei Lombardi, con cadenza regolare di due all'anno vengono organizzate esposizioni che presentano il lavoro di autori, spesso agli esordi, come «Roma barocca» di un giovane Paolo Portoghesi presentato da Giulio Carlo Argan. Le mostre verranno riproposte anche nelle altre filiali e spaziano su vari aspetti dell'espressione artistica. La collaborazione con Leonardo Sinisgalli, ingegnere, scrittore e poeta, darà maggiore visibilità alle attività del gruppo attraverso la pubblicazione della rivista culturale «La botte e il violino».
Già alla fine degli anni Settanta la MIM riduce al minimo la produzione di arredi per la casa e si concentra sulle grandi forniture pubbliche. Il primo importante lavoro di fornitura integrale è del 1967 l'arredamento della palazzina Passarelli a via Romagna, sede dell'IMI. Realizza, su progetto Passarelli-Valle, gli arredi del centro direzionale Alitalia. Inizia il rapporto con Marco Zanuso che disegna la serie Cartesio di cui si realizzano i prototipi.
Il settore delle forniture a grandi enti con la formula «chiavi in mano» si impone in Italia e all'estero, spesso con progettazioni su misura che trasformano e adattano i mobili di serie alle esigenze del cliente. Le sedi di queste grandi istituzioni vengono suddivise mediante un sistema di pareti divisorie attrezzate sviluppate dalla MIM e arredate con le serie dedicate al mobile da lavoro.
A questo punto l'azienda è orientata sulla produzione di arredi per l'ufficio e si specializza in grandi realizzazioni. Oltre alle prime serie derivate dai mobili di Parisi e Venturi, vengono sviluppate nuove linee complete di arredi per le diverse situazioni di lavoro come la serie Cartesio di Marco Zanuso o la Linear, ideata da Ennio Fazioli, che vince il premio SMAU nel 1972 una delle prime scrivanie monopiede, o la Galileo, sempre di Fazioli in cui i mobili a servizio delle scrivanie erano montati su ruote e si potevano orientare a piacere.